Maffeo Gheza
L'avvocato Maffeo Gheza,
nato a Pianborno il 30 marzo 1875, fu uno dei più grandi imprenditori della Valle Camonica e per questo si può annoverare tra i
pionieri dell'industria nella zona.
Si laureò in giurisprudenza all'Università di Torino ai
primi del Novecento e si stabilì a Breno dove iniziò l'attività di civilista
e di imprenditore in campo elettro-siderurgico, immobiliare e bancario nel
tentativo di riscattare la Valle Camonica dalla secolare emarginazione.
Il suo primario interesse fu relativo al settore
idroelettrico: nel 1907 costituì, con alcuni altri imprenditori, la Società
Elettrica di Valcamonica, della quale fu per lungo tempo amministratore
delegato; tale società aveva come fine l'erogazione dell'illuminazione pubblica
e privata nei comuni valligiani.
Successivamente estese il proprio raggio d'azione al settore siderurgico e
fondò la Selva (Società Elettrosiderurgica Vallecamonica), nata nel 1933, con
l'intento di utilizzare l'autoproduzione di energia elettrica per gli impianti
di Sellero e quindi - nel 1937 - di Malegno. In quest'ultima località e più
precisamente nella frazione di Lanico, erano in funzione un forno elettrico, un
laminatoio e un reparto di fucinatura per la fabbricazione di acciai speciali.
Parallela
all'attività imprenditoriale fu per lui quella creditizia: dal 1907 al 1944 rivestì ininterrottamente la carica di Consigliere nel Consiglio
d'Amministrazione della Banca di Valle Camonica, da lui presieduta nel triennio
1945-1947. I suoi multiformi interessi lo portarono ad impegnarsi in svariati
campi, non esclusa l'agricoltura (nelle campagne del paese nativo dissodò
terreni incolti per impegnarli nella viticoltura); l'esigenza di garantire uno
sbocco di mercato ai prodotti industriali camuni lo spinse nel 1939 a dar vita
alla Metal Selva, una società commerciale con sede in Brescia.
Dotato di carattere esuberante e intraprendente,
s'improvvisò architetto per edificare in centro a Breno un edificio
dall'inconfondibile stile arabo (la Villa Gheza). Egli era un laico
"vecchio stampo" e non erano un mistero per nessuno le sue ferme
convinzioni massoniche.
L'anziano imprenditore camuno morì il 31 luglio 1948, con in
cuore l'amarezza di aver perduto l'ultima battaglia di una trentennale lotta:
quella dell'autonomia della Elva, sempre messa in forse dall'espansione dei
gruppi oligopolistici elettrocommerciali. Infatti nel 1948 la Edison
riuscì tramite la Società Elettrica Bresciana a diventare azionista di
maggioranza dell'Elva, piegando le ultime energie di Maffeo Gheza, che invano
cercò fino all'estremo di convincere alcuni soci a non cedere le loro azioni
(l'offerta della Seb fu certo allettante: giunse ad offrire fino a 10 volte il
valore di mercato delle azioni Elva).
La figura di Gheza assurge ad emblema di quella frazione
della borghesia camuna che nel primo scorcio del ventesimo secolo valorizzò le
risorse economico-produttive valligiane.
Concludiamo questo ricordo di Maffeo Gheza con una notazione
di "costume" che ben si presta ad illustrare il nostro personaggio. Le
sue già citate simpatie per la massoneria e l'atteggiamento di distacco
manifestato verso il clero fecero sorgere in occasione della morte
dell'imprenditore camuno alcune curiose dicerie, che ancor oggi si possono
ascoltare in quel di Pianborno.
Il busto presente in Villa L'avvocato Maffeo Gheza